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Il ragionevole potere del riordino: Lettera aperta a Marie Kondo

Giuro che ho provato a leggere Il Magico potere del riordino di Marie Kondo, ho comprato il suo libro e volevo addirittura anche l’edizione a fumetti per comprendere meglio ogni cosa.
Ho dato una possibilità pure alla serie su Netflix, anche se davvero non meritava un minuto della mia attenzione, ma ok, l’ho guardata e ho amato questa deliziosa donna minuta e gentile che sorride ai maglioni vecchi, alle cucine sporche e alla gente disordinata. Quanta pazienza hai Marie. Quante botte darei io a certe persone.
Marie ti voglio bene, ma no, non ce la posso fare Marie. Perdonami.
È tutto troppo complicato per me e ti spiego perchè.

Il tempo
Io non ho tempo Marie. 
Non posso permettermi di dedicare una giornata intera alla remise en forme della mia casa, che poi secondo me non basterebbero due settimane nel mio caso.
Già solo svuotare il mio armadio – ok due armadi – e la scarpiera – ok fai tre scarpiere – richiederebbe una mezza giornata, ma poi io al solo pensiero di ritrovarmi tutto sul letto mi sento male.
Il letto è sacro e io non ci butto sopra tutti i vestiti che sono nell’armadio, alcuni sa solo Dio da quanto tempo.
Facciamo che butto tutto a terra, ma poi dovrò lavare ogni cosa perchè questo “ammucchiamento” di roba (passatemi il termine perchè rende ) mi da già un senso di zozzo, sebbene i pavimenti di casa mia siano lucidi e splendenti.
Inoltre io sarei capace di ridare vita a cose dimenticate da anni, pensando a nuovi utilizzi, nuovi abbinamenti e qualche piccola modifica per renderle attuali. Tu mi sottovaluti Marie.
Poi ok, una volta fatto tutto questo lavoro tu mi assicuri che mai più regnerà il disordine in casa, ma Marie diciamocelo, uno patologicamente disordinato ci mette un secondo a rifare un casino della Madonna.

Gli spazi

ARMADIO – Per mettere in ordine devo sistemare una stanza alla volta da come ho capito. Ma gli spazi a casa mia sono tutti collegati. È un bel problema.
Partiamo dai vestiti perchè Marie consiglia di affrontare subito la questione armadio.
Bene, come dicevo, nel mio caso non parliamo di un armadio piccolino, discreto, essenziale, con due ante, ma di due armadi di tre metri per tre voluti fortissimamente dalla sottoscritta per non lasciare vuote le pareti grandi e desolate delle camere da letto.
Mio marito crede di condividere con me un’anta su sette dell’intero spazio a disposizione, ma sono io che gestisco la cosa in modo che lui si senta soddisfatto senza rendersi conto dell’enorme disparità. Insomma gli armadi sono miei e li gestisco io…sì, anche gli spazi comuni perchè possono sempre tornarmi utili. Quindi piego io i suoi maglioni, appendo le sue camicie e ripongo i suoi pantaloni così da non fargli mai sorgere il dubbio che hey, ma com’è che io ho una sola anta?
Ma scusate è evidente che noi donne abbiamo più possibilità di cambi, già solo il fatto che possiamo decidere tra gonne (corte, midi e lunghe, a ruota, dritte, a pieghe…), pantaloni, leggings, shorts e tute ci fa capire la differenza.
Abbiamo bisogno di più spazio, mi sembra chiaro!

LIBRERIA – 
Passiamo alla cultura, ammesso che solo i libri facciano la cultura in una casa.
– I miei jeans edizione limitata della Levi’s comprati nel 2003 quando a Milano eravamo in tre ad averli non sono forse annoverabili nella storia della moda? –
Comunque, le librerie sono due, e una delle due è mastodontica e piena di libri miei, di mio marito e pure di mio figlio, grande appassionato di Topolino, Super eroi, Macchine d’epoca e Dio solo sa quante altre cose, ma meno male che legge!
Io i libri non li presto perchè sono una maledetta figlia unica gelosa delle sue cose e perchè non voglio che vengano maltrattati da chi è meno attento di me.
Sia chiaro che non li presto né li chiedo in prestito perchè mi piace averli tutti per me. Li compro e continuo a comprarli e non mi convertirò al Kindle perchè amo la carta. Sono un caso disperato Marie, lo so.
Quindi i libri si tengono, pure quelli brutti perchè non si sa mai. Quelli bruttissimi a volte li lascio in giro per la città perché magari piaceranno a qualcuno che li trova, ma proprio devo averli lasciati a metà e devono avere una brutta copertina. Non giudicatemi!

CUCINA –  Bè ma davvero vogliamo parlare della cucina di una che cucina?
Sì perchè ci sono anche le cucine di quelle che non cucinano e sono in genere prive di sportelli, hanno solo delle piccole graziose mensole in stile nordico – magari sopra ai fornelli perchè si sa che le cose appese sui fornelli non prendono fuoco – con adorabili piantine grasse e qualche erba aromatica che servono solo a fare colore perchè qui parliamo di gente che non distingue il rosmarino dal basilico. Nella cucina di una che non cucina poi è tutto un po’ in modo  “ho trovato tutto nei mercatini in giro per il mondo e non ho un piatto uguale all’altro. Uh come sono bohémienne!”.
La cucina di una che cucina è differente. La mia lo è di sicuro. Io ho ogni genere di elettrodomestico in commercio. Ho un attrezzo per ogni cosa. Ho un taglia mela, ma anche un affetta cocomero, un utilissimo spremiagrumi a mano che spruzza anche il succo, ma perchè no anche un taglia foglie di cavolo nero – E che fai? Puoi forse vivedere senza? –
Ho la macchina per fare le ciambelline e quella per fare le palline, ho stampi da muffins, da plumcake, da madeleines, da waffles, da Babbo Natale, da uovo di Pasqua e Dio solo sa da quante altre feste comandate. La mia cucina è stata fatta su misura con millemila ante e cassetti e copre una superficie di 4 metri per 4 circa da terra a soffitto. Intorno al tavolo ci sono le sedie, ma anche un’enorme panca che è fatta sì per sedersi, ma anche per contenere teglie, pirofile, padelle e tovaglie e tovagliette di ogni forma e colore perchè possono sempre servire per scattare delle belle foto. Soprattutto io ho interi servizi di piatti: quello bello della lista nozze che si tira fuori a Natale, quello da tutti i giorni, quello carino per quando vengono gli amici e quello che va bene anche per i bambini, quello estivo e quello invernale. Oh, ma io so’ foodblogger, non ce lo dimentichiamo.

BAGNO – Ho un po’ una fissa per i profumi e quindi quelli non si toccano e stanno in un armadietto belli ordinati. Se perdono un po’ la fragranza con il tempo li utilizzo per l’ambiente.
Per i trucchi sono bravissima perchè li tengo divisi per categoria in un cassetto.
In un altro cassetto ho medicinali, salviette, beauty vuoti da riempire solo per i viaggi, creme corpo e maschere.
Gli asciugamani sono tutti riposti insieme alle lenzuola e altra biancheria in uno spazio apposito dell’armadio e il bagno di mio marito è tenuto costantemente sotto controllo perchè gli uomini hanno lo strano vizio di popolare tutto lo spazio a disposizione sul lavandino e vasca senza buttare mai le cose finite.
Dai che con i bagni me la cavo alla grande Marie!

I Ricordi

In famiglia siamo molto legati ai ricordi e ci piace conservarli.
Certo io non conservo la maglietta di Fido Dido delle medie che io marito spaccia ancora come “tanto la metto solo per dormire”.
Non conservo ogni santissimo pupazzetto che ho trovato nell’ovetto Kinder dal 1985 ad oggi.
Non conservo riviste e giornali a meno che non parlino di me, ma tanto la rassegna stampa del blog la tiene mio padre nel suo studio. Non sto scherzando!
Non conservo le cose rotte che non funzionano più solo perchè sono legate al passato e non ho paura di dire addio ai jeans che non mi stanno più o al top “Please don’t go” che se ce l’ha Ambra Angiolini ce lo devo avere pure io.
Però le foto, tutte, pure quelle degli ex non le butto.
Le lettere? Giammai.
Il vestito che ho comprato per la presentazione del libro e che ho messo una volta me lo tengo senza storie e il Barbour del liceo è tornato di moda e meno male che mia madre non me l’ha buttato!
Ci sono pezzi che non metto da anni, e quindi faccio una cosa che mi ha consigliato la mia amica Valeria di Gynepraio e che si chiama: la settimana della vergogna.
Li indosso per una settimana e vedo come vanno. Se vanno o se so che andranno li tengo se no li regalo.
Questa cosa non vale per i pezzi storici vintage della mamma, per i Levi’s di cui sopra, per alcuni pezzi che ho pagato una fortuna e per qualcosa di iconico che prima o poi tornerà…pure se non è più della mia taglia.
A proposito di taglie, durante la settimana della vergogna avete cosa faccio? Se qualcosa mi pace ma non mi sta più troppo bene cerco di farla sistemare da una sarta brava per riadattarla e in genere ne esco soddisfattissima.
Non avete idea di quanti pantaloni e gonne ho rimesso a nuovo. Provate anche voi!

Il mio ragionevole potere del riordino
Vi immaginerete ora una casa che a confronto quelle di Case da incubo sono graziosi ambienti in cui vivere in pace con se stessi.
No, la mia casa è ordinatissima e chi la conosce lo sa.
Mi piace tenere tutto in ordine e so sempre dove trovare tutto.
E credeteci, nell’immensità del mio guardaroba io faccio anche il cambio di stagione perchè non mi pace mettere insieme la roba estiva e quelle invernale.
 Una parte degli armadi è libera per ospitare scatole per vestiti e le scarpe vanno nello scantinato, anche quelle ben riposte in scatole grandi e piccole. Le scarpe “buone” che so che magari non metto, ma che metterò restano. Quelle con la suola di cartone prese perchè ne avevo bisogno per un’occasione, scomode e pure un po’ cafonal vengono proposte alle amiche bisognose.
 – Che per caso hai un paio di stivaletti pitonati rosa? Ma ovvio, eccoli! –
Il cambio di stagione è un buon modo per capire cosa tenere e cosa no e vi assicuro che ogni anno molti pezzi non superano la selezione quindi faccio dei bei sacchi e li regalo.
Chiaramente i pezzi salvati vanno lavati prima di essere riposti. Su questo non transigo.
Durante l’anno riordino spesso anche i cassetti del mio studio perchè mi piace avere tutto sotto controllo per non lavorare nel caos e carte e cartacce vanno a finire nel bidone insieme ad agende vecchie e riviste già lette – dai, le agende vecchie e le Smemo delle superiori davvero non ci servono più, facciamocene una ragione! –
In cucina, lo ammetto, regna l’ordine più che nel resto della casa. La ordino sempre e la pulisco con cura , ma d’altronde questo è il mio mestiere!

A conti fatti…
Marie io ho tentato, ma sai che ti dico? Va bene così. Sono felice così.
Ho tante cose, ma le voglio tutte.
Non so se mi trasmettono emozioni – cioè può davvero tramettere emozioni un aeroccino? – ma so che ne ho bisogno e che mi fanno vivere serenamente nel loro chiassoso ordine. E se mi stancheranno le darò via senza scrupoli, ma fino a quel momento le tengo.
Ringrazierò ogni mattina la caffettiera e ogni sera il pigiama e il piumone dell’IKEA, lo prometto.
E grazie per avermi insegnato a piegare i vestiti in modalità sushi. In effetti ora ci stanno più cose nei cassetti e posso pensare di comprarne altre.
Lo so che non era il tuo scopo, ma Marie io sono più felice così.